Non lontano da Fukushima si produceva un po' di tutto. Due birre cult del Giappone, la Asahi e la Sapporo, alcuni cosmetici della Kanebo Sensai, i preziosissimi shampoo della Shiseido, componenti ottici per macchine fotografiche di Sanyo e Panasonic, pezzi di auto e moto di Daiatsu, Honda, Mistubishi e Toyota, e sigarette, tante.
SIGARETTE A RISCHIO. Ma anche tabacco, filtri e carta della Japan Tobacco, la multinazionale che controlla i marchi Camel, Winston, Benson & Hedge. Si producevano, perché oggi le fabbriche sono di fatto ferme.
Le multinazionali simbolo del Giappone negli ultimi 30 giorni hanno comunicato di tutto. Hanno confermato i danni alle fabbriche, hanno annunciato ritardi nelle spedizioni, e hanno bloccato alcune produzioni a causa delle filiere diventate ormai autentici colabrodo. Ma nessuna ha fatto cenno al rischio della contaminazione per i propri prodotti.
Eppure il 14 aprile un carico radioattivo di veicoli nipponici è approdato al porto russo di Vladivostok. Le 50 auto con l'etichetta "d'occasione" registavano un livello di radiazioni tra le due e le sei volte superiore ai limiti di legge.
L'ALLARME DEI VERDI. In tutta l'area adiacente alla centrale i rivenditori di auto sono in ginocchio: nessuno ha il coraggio di acquistare o noleggiare veicoli radioattivi, e nessuno si prende la briga di distruggerli o di isolarli. Discorso analogo vale per le scorte di malto, trucchi, creme per il corpo, o sigarette.
Il gruppo dei Verdi e alcuni docenti della facoltà Veterinaria dell'università di Napoli, l'11 aprile scorso hanno lanciato un allarme: «Cibi surgelati e altri prodotti contaminati provenienti dal Giappone potrebbero approdare in Italia». Soprattutto nel porto partenopeo e tramite un grossista clandestino chiamato camorra.
Mercoledì, 20 Aprile 2011
SIGARETTE A RISCHIO. Ma anche tabacco, filtri e carta della Japan Tobacco, la multinazionale che controlla i marchi Camel, Winston, Benson & Hedge. Si producevano, perché oggi le fabbriche sono di fatto ferme.
Le multinazionali simbolo del Giappone negli ultimi 30 giorni hanno comunicato di tutto. Hanno confermato i danni alle fabbriche, hanno annunciato ritardi nelle spedizioni, e hanno bloccato alcune produzioni a causa delle filiere diventate ormai autentici colabrodo. Ma nessuna ha fatto cenno al rischio della contaminazione per i propri prodotti.
Eppure il 14 aprile un carico radioattivo di veicoli nipponici è approdato al porto russo di Vladivostok. Le 50 auto con l'etichetta "d'occasione" registavano un livello di radiazioni tra le due e le sei volte superiore ai limiti di legge.
L'ALLARME DEI VERDI. In tutta l'area adiacente alla centrale i rivenditori di auto sono in ginocchio: nessuno ha il coraggio di acquistare o noleggiare veicoli radioattivi, e nessuno si prende la briga di distruggerli o di isolarli. Discorso analogo vale per le scorte di malto, trucchi, creme per il corpo, o sigarette.
Il gruppo dei Verdi e alcuni docenti della facoltà Veterinaria dell'università di Napoli, l'11 aprile scorso hanno lanciato un allarme: «Cibi surgelati e altri prodotti contaminati provenienti dal Giappone potrebbero approdare in Italia». Soprattutto nel porto partenopeo e tramite un grossista clandestino chiamato camorra.
Mercoledì, 20 Aprile 2011
lettera43.it/scatta-l-allarme-per-birre-sigarette-e-cosmetici-radioattivi
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