martedì 29 marzo 2011

Accise benzina: cosa e quante sono

Si parla tanto di accise. Ma cosa sono esattamente?

Correva l’anno 1935 e nel mese di ottobre l’Italia fascista dichiarò guerra all’Abissinia (l’odierna Etiopia). Per finanziare la spedizione, il Governo decise di introdurre una piccola tassa di 1,90 lire sul prezzo del carburante. Da allora, ogni qualvolta lo Stato ha avuto bisogno di introiti straordinari per far fronte a spese impreviste dovute ad eventi straordinari (guerre, crisi o incidenti) sono arrivate nuove accise, che hanno determinato il progressivo aumento del prezzo della benzina.

Ma quali sono questi eventi? E quale aumento hanno causato?
  • 1,90 lire per il finanziamento della guerra di Etiopia nel 1935;
  • 14 lire a causa della crisi di Suez del 1956;
  • 10 lire come fondo per il disastro del Vajont del 1963;
  • 10 lire per i danni dell'alluvione di Firenze del 1966;
  • 10 lire per la ricostruzione dopo il terremoto del Belice del 1968;
  • 99 lire per i danni del terremoto del Friuli del 1976;
  • 75 lire il terremoto dell'Irpinia del 1980;
  • 205 lire per il finanziamento della guerra del Libano del 1983;
  • 22 lire per il finanziamento della missione UNMIBH in Bosnia Erzegovina del 1996;
  • 0,020 Euro per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004.
Totale: 0,25 euro.

Certo, non bisogna pensare che a 76 anni dalla guerra d’Abissinia noi si stia ancora pagando la missione. Semplicemente nel momento in cui il finanziamento non si è reso più utile tali aumenti sono stati normalizzati e fanno parte integrante del prezzo del carburante. Chi dice per esempio che si stia ancora pagando per i danni portati dalla tragedia della diga del Vajont  cade in errore, perché le 10 lire di allora sono state trasformate di fatto in entrate ordinarie dell'erario.

Tasse ormai normalizzate e slegate da qualsivoglia evento straordinario, sulle quali il governo fa affidamento da anni per rimpolpare le sue casse. Toglierle vorrebbe dire quindi pagare meno un pieno di benzina, questo sì, ma anche privare l'amministrazione di entrate che cercherebbe di compensare tassando qualche altro settore. In ogni caso sembra assurdo che per finanziare lo spettacolo si aumentino le imposte su un bene di consumo come la benzina, ben sapendo che ciò soffierà sul fuoco dell'inflazione. E sappiamo tutti quanto poco l'Italia abbia bisogno di inflazione con l'enorme debito pubblico che la sovrasta. Pagare di più per vedersi un film al cinema è una cosa antipatica, ma forse sarebbe stato “eticamente” più corretto. Ma "così è se vi pare" e prepariamoci dunque a sborsare qualche centesimo di euro in più ogni volta che faremo benzina . In attesa di nuovi (e sempre giustificatissimi) rincari.

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1 commento:

  1. bello schifo! ci si paga il debito pubblico con sti soldi, elo si potrebbe utilizzare come ammortizzatore di un unica voce, che con l'aumentare del petrolio questo diminuisca cosi da contenere il costo finale della benzina, e tutti i costi indotti!

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