venerdì 4 febbraio 2011

Meno tasse per gli evasori

Mentre Finanza e Agenzia delle entrate scoprivano un esercito di sconosciuti al fisco, un certo federalismo raddoppiava l'imposta sugli immobili. Qualcosa non va...

Sostiene la guardia di finanza di aver messo occhi e mani su 50 miliardi di redditi non dichiarati. Insomma nascosti. Ombra. Evasi. Per farsi un'idea, ricordate quanto fa 50 miliardi in vecchie lirette? Centomila miliardi. Quasi vent'anni fa Giuliano Amato, per abbattere il debito pubblico, avviò una manovra finanziaria lacrime e sangue rimasta nella storia, di quelle dimensioni non se n'era vista un'altra prima, né se ne vedrà una dopo: 90 mila miliardi di lire. Ora scopriamo che altrettanti e pure di più se ne stavano inguattati al riparo da tasse e balzelli. Evviva. E speriamo che lo sforzo dei finanzieri valga a ricordare a chi paga le tasse che chi non lo fa porta via un po' di soldi a ciascuno di noi.

E a non farlo, a quanto pare, sono quelli che di quattrini ne hanno già tanti. Secondo i conti della Finanza, infatti, ogni evasore beccato con il sorcio in bocca si è risparmiato in media almeno 77 mila euro di tasse. La metà di tutta l'evasione accertata, poi, fa capo a quasi 9 mila evasori totali, insomma contribuenti fino a ieri sconosciuti al fisco i cui nomi dovrebbero essere affissi per legge nelle bacheche delle amministrazioni comunali e pure delle parrocchie (il vescovo Bruno Forte non disse forse che evadere è peccato grave?): è l'unico caso in cui andrebbe ammessa la gogna, altro che manette.

Dai numeri emerge un'Italia divisa in due. Dalle dichiarazioni dei redditi 2008-09 risultava per esempio che un terzo dei contribuenti si divide il 65 per cento del reddito a fronte di un'area dell'evasione molto alta. Quasi la metà dei contribuenti - venti milioni di italiani - dichiara infatti un reddito inferiore ai 15 mila euro lordi l'anno. Di questi, poi, oltre la metà denuncia appena 7500 euro. Cifre da paese povero. In altre parole, una gran massa di pensionati e lavoratori dipendenti a basso reddito, poco più di 600 mila cittadini straricchi e, con tutta evidenza, molte bugie al fisco. Ultimo, significativo dato: il dieci per cento dei contribuenti si accolla da solo la metà delle tasse e delle imposte.

Naturalmente chi non paga evita anche l'Iva, per una bella sommetta (quasi tre miliardi), ma la parte del leone la fa l'odiosa Irap, la tassa sulle imprese, che gli imprenditori ignorano per una cifra accertata di trenta miliardi. Da che mondo è mondo non c'è freno all'evasione fiscale, e va bene, ma certo colpisce che essa sia cresciuta del 46 per cento da un anno all'altro mentre è addirittura raddoppiata la tendenza a esportare capitali (in testa l'accogliente Svizzera, ma si fa prepotentemente avanti Singapore), o a volare nei paradisi fiscali o a nascondersi dietro il paravento degli off shore. Per una cifra che supera i dieci miliardi, quanto una finanziaria bella pesante. Inoltre, molti eroi presi in flagranza di evasione appartengono alla ormai famosa lista Falciani, sulla quale si indaga ancora, e alcune decine di essi sono addirittura evasori totali.

E colpisce ancora di più che il boom si segnali a ridosso dell'acclamato scudo fiscale, agevole sanatoria per chi aveva portato i capitali a spasso: da una parte si sperava, dall'altra si credeva che tutto fosse finito, e invece le indagini fanno emergere un altro fiume di denaro in nero lasciato al riparo nella speranza che quanto dichiarato fungesse da alibi a quanto rimasto all'estero.

Naturalmente non è dato sapere se questa benefica pressione dell'Agenzia delle entrate e del suo braccio armato porterà ai risultati sperati, insomma quanto dell'accertato si trasformerà - dopo mediazioni, contenziosi e patteggiamenti - in maggiori entrate per il fisco. Ma certo l'azione anti evasione porta un altro mattoncino utile a costruire quella rivoluzione culturale di cui il rapporto fisco-cittadino avrebbe un gran bisogno.

E poi, siccome il caso e le coincidenze lavorano a volte meglio della più maligna delle provocazioni, ecco che la scoperta di migliaia di evasori totali piomba mentre Napolitano, Ciampi, Prodi e Monti ricordano Tommaso Padoa Schioppa che, da laico e rigoroso servitore dello Stato, giudicò "bellissimo" pagare le tasse perché non farlo tutti significa più pressione fiscale per pochi, meno risorse per le imprese e per servizi più efficienti, maggiore iniquità nelle prestazioni.

La notizia arrivava poi mentre impazzava anche la discussione sulla bontà o meno di un'imposta patrimoniale e il Parlamento metteva a punto i contestati decreti sul federalismo. Dai quali risulta finora un solo elemento chiaro: che per consentire ai Comuni di recuperare risorse ridotte o cancellate (conseguenza anche questa dell'evasione) nel giro di pochi anni la tassazione sugli immobili potrà perfino raddoppiare. E volete ancora che gli italiani credano al motto "meno tasse per tutti"? Piuttosto, meno tasse per gli evasori.04 febbraio 2011

espresso.repubblica.it/

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