Gianni e Pinotto |
La strategia difensiva Il principale strumento di cui si serviranno i suoi avvocati, Niccolò Ghedini e Piero Longo, sarà proprio il legittimo impedimento, o almeno quel che ne resta dopo la sentenza della Corte. E cercheranno di sfruttarlo al massimo, anzitutto spuntando un calendario di udienze che tenga conto degli impegni di governo del premier (peraltro tutti da varificare da parte del giudice) e di quelli parlamentari dei medesimi avvocati. Le udienze successive potrebbero essere concentrate il sabato e il lunedì (quando i lavori delle camere sono fermi e, generalmente, non c'è consiglio dei ministri) sempre che ciò sia compatibile con i lavori delle sezioni del Tribunale,di fonte alle quali si svolgono i processi. Oltre alle funzioni parlamentari e di governo, infatti, la Corte ha più volte ricordato che va tutelato l'interesse costituzionale alla ragionevole durata del processo). Tra l'altro, la concentrazione potrebbe essere sfruttata dalla difesa per far valere ulteriori legittimi impedimenti, legati all'impossibilità degli avvocati di seguire personalmente le udienze concomitanti, anche se non sarà facile convincere i giudici visto che gli avvocati sono appunto due e possono diversi il lavoro.
La prima udienza dibattimentale
Certamente, alla prima udienza dibattimentale sul caso-Ruby, la difesa contesterà la competenza della Procura e cercherà di ottenere lo spostamento degli atti al Tribunale dei ministri, ipotesi esclusa dal Gip. Se il Tribunale dovesse dar loro ragione, il Tribunale dei ministri dovrebbe poi chiedere alla camera l'autorizzazione a procedere, e, salvo una marcia indietro della Lega, non l'avrebbe. Quindi il processo si chiuderebbe all'istante.
Se invece l'eccezione di incompetenza sarà respinta, non è escluso che Ghedini e Longo sollevino una questione di legittimità costituzionale sulla legge che non attribuisce alle camere il potere assoluto di decidere la natura del reato contestato a un ministro o al premier e, se il Tribunale dovesse accoglierla, il processo sarebbe sospeso in attesa del verdetto della Consulta.
Il conflitto di attribuzioni Non sospenderebbe il processo, invece, l'altra arma che il premier minaccia di usare: il conflitto di attribuzioni tra poteri dello stato sollevato dalla camera (o dal governo) contro la decisione del dip di andare al giudizio immediato. Conflitto che, peraltro, dovrebbe passare prima sotto le forche caudine dell'Ufficio di presidenza della Camera, dove Pdl e Lega sono in minoranza. Non si escludono forzature, anche se per superare questo ostacolo potrebbe essere tentata la via (non meno impervia) del conflitto sollevato dal governo. In ogni caso, il processo andrebbe avanti perché il conflitto non ha effetto sospensivo e quindi la difesa sarà costretta a usare, ancora una volta, il legittimo impedimento o altre manovre dilatorie (liste lunghissime di testimoni da ascoltare) in attesa del verdetto della Corte (sempre che sia favorevole) o dell'approvazione del "processo breve" la legge su cui ormai Berlusconi punta di più e che spera di approvare entro l'estate, se necessario, anche con la fiducia.
Il "processo breve", modificato in modo da agire anche sulla prescrizione del reato oltre che sull'estinzione del processo, gli consentirebbe di chiudere definitivamente il processo Mills (manca un anno alla prescrizoone) nonché Mediaset diritti-tv e Mediatrade, nei quali la prescrizione è più lontana ma facilmente raggiungibile con norme che stabiliscono tempi stretti per arrivare a sentenza, pena la morte prematura del processo.
15 febbraio 2011
ilsole24ore.com/
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