Era sera, esattamente due anni fa, quando la notizia della morte di Eluana Englaro spentasi nella clinica "La Quiete" dopo un'agonia lunga 17 anni, arrivò a Palazzo Madama come una claque a dare il via al bailamme della destra.
Indimenticabile il senatore Maurizio Gasparri che inveisce contro il presidente Napolitano, reo di non aver firmato il decreto legge partorito in Cdm a tempo record come estremo tentativo del governo di opporsi alla sentenza della Cassazione che autorizzava a staccare finalmente quell'idratazione e quell'alimentazione che tenevano artificialmente in vita il corpo di Eluana dal 18 gennaio 1992. Il ministro Sacconi aveva fatto della delicata questione la sua personale bandiera politica ponendo fuori legge, appena un mese dopo la sentenza, le strutture sanitarie che si fossero rese disponibili a "staccare la spina".
Da allora l'immagine del Pdl è legata a doppio filo agli esiti del ddl Calabrò sul testamento biologico già approvato al Senato, peggiorato addirittura dalla commissione Affari sociali della Camera, in attesa dei pareri previsti per ieri ma slittati delle commissioni Affari costituzionali (la relatrice Bertolini ha già espresso parere negativo perché permetterebbe «derive eutanasiche») e Giustizia, e calendarizzato per il 21 febbraio prossimo a Montecitorio.
Il testo che approderà in Aula, come spiega la deputata Radicale Maria Antonietta Coscioni, è peggiorato perché impone che l'alimentazione e l'idratazione nelle diverse forme disponibili (spariti l'aggettivo «artificiali» e la definizione «forme di sostegno vitale»), «devono essere mantenute fino al termine della vita», non solo nei pazienti in stato vegetativo permanente, ma in tutti i casi in cui la persona si trovi nell'indisponibilità di rifiutare le cure. Ad eccezione del caso, recita l'articolo 3, in cui «le medesime risultino non più efficaci» o «addirittura nocive».
Con un emendamento voluto dalla Lega, infine, in nessun caso il biotestamento avrà valore se contiene un diverso orientamento né potrà «essere utilizzato ai fini della ricostruzione della volontà del soggetto». Tanto importante la crociata contro e la sofferta scelta della famiglia Englaro, che il governo Berlusconi con la complicità vaticana, ha deciso cinicamente di celebrare proprio il 9 febbraio la prima "Giornata degli stati vegetativi" per «tutelare», dicono, le circa 2 mila persone che si trovano nella stessa condizione in Italia.
Una giornata che invece per molti servirà a riflettere sulla libertà di cura con dibattiti e seminari come quello organizzato da Micromega con Marino, Rodotà, Garrone, Parisi, Franzoni e Flores d'Arcais, o la presentazione alla Camera di un libro sugli «Ultimi giorni di Eluana» con Coscioni (Pr), Turco (Pd), Moroni (Pdl) e Saro (Fli).
09/02/2011
ilmanifesto.it/
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