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protesta dei precari e dei dipendenti del pubblico impiego |
Un lavoratore atipico percepisce mediamente dai 300 ai 500 euro in meno, non gode di ferie, diritto di maternità, degli armonizzatori sociali (cassa integrazione e mobilità). «Il problema - denuncia Tarpini - è che nel Comasco le gare di assegnazione dei servizi vengono fatte con l'unico criterio del prezzo più basso, così ci ritroviamo con cooperative che arrivano da tutta Italia, senza storia e senza riferimenti sul territorio, che cercano di aggirare i contratti nazionali di lavoro, facendo diventare soci della cooperativa i lavoratori e applicando loro i regolamenti interni che sono studiati per negare i più elementari diritti».
Un fenomeno in triste ascesa che colpisce in particolar modo i giovani e le fasce più deboli della popolazione. La soluzione per porre un freno alla dilagante precarietà che nella sola provincia di Como ha già investito 10mila persone e che è in costante ascesa, è nelle mani dei 945 deputati e senatori che siedono nella capitale. «Occorre un intervento legislativo energico che ponga fine alla attuale giungla dove esistono 40 diverse tipologie contrattuali, riducendole a sole tre: i contratti di apprendistato; i contratti a termine (laddove ne sorga effettivamente l'esigenza: sostituzione di maternità e picchi di lavoro); i contratti a tempo indeterminato».
A reclamare a gran voce un intervento legislativo risolutore è il segretario della Cgil di Como, ma si tratta di una battaglia che riguarda tutti noi da vicino, per capire quale Paese sarà il nostro tra vent'anni e quale prospettiva di vita avranno i giovani. Il fenomeno dei contratti atipici, contrariamente a quello che si pensi, infatti, non colpisce solo la fascia più debole della popolazione, quella composta da stranieri che accettano lavori e turni d'orario che gli italiani non sono più disposti a fare, ma investe anche giovani nati e cresciuti in Italia. «La situazione che si è venuta a produrre nel nostro Paese - denuncia Tarpini - è doppiamente insostenibile, perché non deriva da un fenomeno economico mondiale, ma è tipicamente italiana: l'Italia è l'unico Paese europeo che ha imboccato questa drammatica direzione».
Una direzione sciagurata, denunciata anche dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel messaggio alla nazione del 31 dicembre scorso, la cui natura è purtroppo al 100% made in Italy e la cui responsabilità ricade su molteplici soggetti, primi fra tutti quei 945 parlamentari che detengono il potere legislativo. Il sindacato di Como non ci sta e vorrebbe compiere uno scatto in avanti, anche rispetto al sindacato nazionale. In palio c'è già il futuro di 10mila comaschi: una cifra che è destinata ad aumentare costantemente di anno in anno, creando nuovi poveri, che consumano poco o nulla, producendo una ulteriore contrazione economica.
«Questo è un altro aspetto che i nostri governanti e i nostri parlamentari - conclude Tarpini - dovrebbero valutare attentamente: i nuovi poveri che già esistono e quelli che lo diverranno nel futuro consumano di meno e provocano, loro malgrado, livelli di circolazione delle merci molto più bassi».
7 gennaio 2011
laprovinciadicomo.it/
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