domenica 30 gennaio 2011

E il governo del “bunga bunga” ignora la polveriera mediorientale

Il Medio oriente è una polveriera. In Egitto siamo in presenza di una vera e propria guerra con la polizia che spara sui manifestanti, tanto che si parla di un centinaio di morti. Manifestazioni ancora in Tunisia, Libano, Giordania, Yemen, Algeria. Ma il governo italiano se la cava con poche parole.

Il ministro degli esteri Franco Frattini è impegnato a Sestola per un incontro con il Pdl modenese. Non ha tempo per dare un’occhiata a quanto succede in Medio oriente . Dice solo che “ non ci sono assolutamente timori per gli italiani” poi accenna a proteste della popolazione e della società civile, cosa che è sotto gli occhi di tutti e si limita dire che “l’unica ‘unica cosa che non deve mai accadere sono le violenze, né quelle dei manifestanti né della polizia”.

Insomma un colpo al cerchio e uno alla botte. Frattini, dopo le fatiche nell’aula del Senato nella esibizione contro Fini, limita la sua politica estera ai rapporti squallidi con il governo di un isolotto chiamato Santa Lucia.

Berlusconi impegnato nei messaggi televisivi si guarda bene dal prendere posizione su avvenimenti che riguardano i suoi amici, i capi di regimi che ora si scoprono essere autoritari, dittatoriali. Dall’ Egitto , dalla rivolta popolare, arrivano chiari segnali all’Europa, agli Stati Uniti, al mondo intero.

Mohammed El Baradei, Nobel per la pace e leader dell’opposizione che torna in patria, viene trattenuto per ore agli arresti domiciliari, lancia un appello: “Mubarak deve andarsene. Il presidente non ha compreso il messaggio del popolo egiziano e il suo discorso è stato del tutto deludente. Le proteste continueranno con intensità ancora maggiore finché il regime non cadrà.”. Rivolto agli Usa ha chiesto che si schierino : “Devono scegliere tra il popolo egiziano e il regime”.

Da Hillary Clinton e da Obama sono arrivate dichiarazioni cui in cui si prendono le distanze da Mubarak sia per quanto riguarda il coprifuoco, il divieto di manifestazioni sia per la censura nei confronti dei media. Il presidente dell’Unione Europea, Herman Van Rompuy, ha lanciato un appello perché cessino le violenze in Egitto, siano rilasciate tutte le persone arrestate per ragioni politiche, inclusi i politici, sia fissato un processo di riforme.

”Il rispetto per i diritti fondamentali dell’uomo – dice Van Rompuy -, come la libertà di espressione, il diritto di comunicare, il diritto di riunirsi in assemblee libere come pure l’inclusione sociale sono elementi costitutivi della democrazia che la gente egiziana, in particolare i giovani, stanno cercando di ottenere”. Il segretario della Lega Araba, l’egiziano Amr Moussa, ha detto oggi che “la politica in Egitto va cambiata. Bisogna prendere in considerazione la rabbia del popolo egiziano”.

Anche l’Unione africana, per voce del presidente della sua commissione, Jean Ping, in conferenza stampa ad Addis Abeba, si dice “preoccupata” per le violente manifestazioni di protesta e per la situazione politica in Egitto. Tutto questo interessa al governo italiano? Manco per sogno. Del resto niente ci si poteva attendere da chi ha sostituito la politica con il bunga bunga.30 gennaio 2011

altroquotidiano.it/

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