Nell'estate 2008 l'imprenditore barese aveva un cellulare dedicato per parlare con il premier. Si parlava di donne, ma il vero obiettivo di Gianpi era ottenere appalti. Per ingraziarsi il Cavaliere e avvicinare, per esempio, l’ambita costellazione di Finmeccanica.
Una sorta di hot line a luci rosse, usata per parlare con Silvio Berlusconi. Solo con lui. Nell’estate 2008, Gianpi Tarantini, aveva dedicato un telefono cellulare alle sole conversazioni con il premier. I due lo utilizzavano per parlare di donne. “Presidente…”, esordiva Gianpi, che al telefono usava sempre il lei. “Dimmi Gianpi…”, rispondeva il Cavaliere, con intima confidenza. Si parlava di donne, come vedremo, ma il vero obiettivo di Gianpi era ottenere appalti. Per ingraziarsi il premier e avvicinare, per esempio, l’ambita costellazione di Finmeccanica. Non è un caso se, nelle telefonate intercettate dalla Procura di Bari, in qualche occasione si parla di Pier Francesco Guarguaglini, presidente di Finmeccanica, oggi indagato a Roma per i fondi neri e le false fatturazioni. E ancora: secondo le indiscrezioni, gli investigatori baresi – ascoltando, trascrivendo, cercando il bandolo della matassa del sistema Tarantini – si sarebbero imbattuti anche nella moglie di Guarguaglini, Marina Grossi, ad di Selex Sistemi Integrati: società controllata, appunto, da Finmeccanica.
Appuntamenti istituzionali.
E allora è inutile bollarla solo come una questione di sesso. Negli atti baresi si scopre che Gianpi sfoglia il suo “catalogo” di ragazze, che sulla linea personale con il premier descrive minuziosamente la sua “merce”, parla della “bionda”, della “bruna”. E poi l’età. Le misure. Le prestazioni. Le telefonate raccontano il mercato degli incanti, serviti alla ghiotta, compulsiva fantasia erotica del Cavaliere. In un alternarsi ossessivo, dove le richieste del premier si alternano alle offerte del lenone barese, un corto circuito nel quale non si capisce più se arriva prima l’offerta di Gianpi, il procacciatore di donne, oppure la richiesta del premier, ossessionato dalla possibilità di nuovi incontri. In un’occasione, gli investigatori, scoprono che il premier ha un importante appuntamento istituzionale: eppure Gianpi lo chiama ugualmente. Il premier risponde. Berlusconi spiega che ha degli impegni da mantenere, che non è il caso di incontrare nessuno, ma resta incuriosito dall’offerta: c’è una donna bellissima, disponibile, un’occasione che deve parergli imperdibile. E infatti: ci pensa su. Questo era il rapporto tra Tarantini e il premier nell’estate del 2008, quando decine di donne – “trenta o forse quaranta”, ha detto Tarantini ai pm napoletani, che l’hanno interrogato nei giorni scorsi – facevano la spola tra Bari e Villa La Certosa in Sardegna, oppure s’infilavano, protette dai vetri oscurati, nella residenza di Palazzo Grazioli.
Ma c’è di più. Nelle intercettazioni dell’inchiesta barese si scopre che l’intimità era tale, tra Gianpi e Berlusconi, che i due discutevano il “prima” – e cioè l’organizzazione delle serate – ma soprattutto il dopo: l’esito erotico degli incontri organizzati con il Cavaliere. Commenti grevi. Descrizioni spesso dettagliate. Cronache senza censura riversate sui nastri della procura. Racconti di cui Gianpi, a conoscenza fin nei dettagli, era diventato il depositario. Ma non era l’unico: la linea diretta di Gianpi con il premier, quel telefono dedicato alle conversazioni sulle donne, fu scoperta e intercettata dalla Finanza, nell’inchiesta condotta, all’epoca, dal pm Giuseppe Scelsi. Quelle telefonate – le stesse che, secondo la Procura di Napoli, erano oggetto del ricatto ordito da Tarantini e Valter Lavitola al premier – sono state trascritte e depositate in procura, per la chiusura dell’indagine, che ormai è prossima alla scadenza. E si scopre che il lenone barese puntava in alto, molto in alto, secondo l’ipotesi dell’accusa. I due parlavano di donne come se scegliessero da un campionario.
Il sistema corruzione.
Il capitolo sulla prostituzione, però, è ormai soltanto un filone, rispetto all’ipotesi principale: la corruzione per ottenere appalti pubblici. Un’intera associazione per delinquere, formata da ben 13 persone, per ottenere soldi e affari grazie all’intimità di Gianpi con il premier. Nelle intercettazioni baresi si sente la voce del ministro Raffaele Fitto – sempre molto freddo, mai interessato ad alcuna donna, niente di sconveniente insomma – e questo dimostra la familiarità di Gianpi con il potere. E poi c’è l’interesse di un dalemiano doc, l’imprenditore Enrico Intini, anch’egli abbagliato dall’ipotesi di chiudere appalti con le grosse aziende statali. Non è un caso se Tarantini, circa un anno fa, fu convocato dalla Procura di Napoli, nell’inchiesta su Finmeccanica condotta dai pm Pierpaolo Filippelli, Vincenzo D’Onofrio e Raffaello Falcone. Anche loro – già da allora – ebbero la netta impressione che Gianpi (e con lui Intini) puntasse ai grossi appalti di Finmeccanica.
da Il Fatto Quotidiano del 7 settembre 2011
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